Vita di Lazarillo de Tormes e delle sue fortune e avversità

Vita di Lazarillo de Tormes e delle sue fortune e avversità Le metafore e le similitudini

“Ma non c’è calamita che attiri il ferro come io ero capace di succhiare il vino con una lunga paglia.” Trattato Primo (similitudine)

Questa comparazione serve a Lázaro a mostrare quanto gli piaccia il vino. È una frase comica perché esagera il modo in cui Lázaro beve il vino con la paglia.

“A spese degli altri, mangiava come un lupo.” Trattato Secondo (similitudine)

Questa comparazione sottolinea l’ipocrisia del prete che, per nascondere la sua meschinità, dice a Lázaro che i sacerdoti devono bere e mangiare poco, ma poi quando partecipa alle veglie mangia con voracità.

“Apro il mio paradiso panesco.” Trattato Secondo (metafora)

Lázaro diventa più bisognoso con il secondo padrone che con il primo. Per questo, quando ottiene la chiave della cassa in cui il prete conserva il pane, usa questa metafora iperbolica per descrivere ciò che vi trova all’interno. Il baule con le pagnotte era una salvezza per lui e per questo usa l’immagine del paradiso. A ogni modo, è curioso che utilizzi un’immagine religiosa associata a una serie di situazioni irriverenti che lo hanno portato ad aprire la cassa: primo, i pani sono offerte che i fedeli fanno alla chiesa; secondo, ha dovuto mentire per ottenere la chiave dal calderaio e terzo, ciò che fa Lázaro è sostanzialmente rubare il pane del suo padrone. La serie di azioni discutibili commesse sia dal padrone che dal mozzo contrastano con la metafora del paradiso qui utilizzata.

“La fame mi faceva da luce.” Trattato Secondo (metafora)

Questa metafora stabilisce una comparazione tra la fame e la guida o ispirazione. La fame acuisce l’ingegno o l’astuzia per trovare soluzioni e non morire a causa sua. In tutta l’opera, la fame funge da motore vitale per Lázaro e con l’aumentare delle difficoltà, lui sviluppa nuovi inganni per sopravvivere.

“Alla casa lugubre e oscura, alla casa triste e sventurata, alla casa dove non si mangia e non si beve!” Trattato Terzo (metafora)

Questa metafora appare nel Trattato Terzo quando Lázaro cerca di arrivare in piazza per comprare da mangiare. Nel tragitto incontra un corteo funebre e la moglie del morto piange e pronuncia queste parole. Si chiede dove stiano portando suo marito e usa questa metafora per riferirsi alla morte e alla sepoltura. Lázaro interpreta le sue parole incorrettamente, perché la casa dello scudiero è oscura e al suo interno non si mangia né si beve. Questa confusione nasce dall’interpretazione letterale della metafora e dona comicità all’episodio.