La dodicesima notte

La dodicesima notte Riassunto e analisi di di Atto I

Riassunto

Scena 1

Viene presentato Orsino, Conte d’Illiria, che lamenta di essere malato d’amore e desidera, “se la musica è l’alimento dell’amore“, di poter uccidere il suo amore non corrisposto con un’overdose di musica. Il suo servo, Curio, chiede a Orsino se vuole andare a caccia e Orsino risponde con un’altra risposta struggente su come il suo amore per Olivia lo stia distruggendo. Ritorna il servo di Orsino, Valentino, che era stato mandato a portare i suoi omaggi a Olivia: a Valentino non è stato permesso di parlare direttamente con Olivia, ma Olivia ha inviato un messaggio, tramite la sua serva, dicendo che Olivia continuerà a piangere il fratello morto e non permetterà a Orsino né di vederla né di corteggiarla. Orsino si lamenta del fatto che Olivia non provi lo stesso amore profondo che lui professa di avere.

Scena 2

Viola sbarca in Illiria dopo un terribile naufragio in cui è stata separata dal fratello gemello Sebastian. Spera che anche suo fratello si sia salvato e il Capitano, anch’egli riuscito a sbarcare, cerca di consolarla con la speranza di trovare il fratello ancora vivo. Il Capitano ricorda di aver visto il fratello in acqua dopo il naufragio, aggrappato a un albero e in balia delle onde. Il Capitano è originario dell’Illiria e parla a Viola del Conte Orsino e del suo amore per Olivia, accenna anche alla recente perdita del padre e del fratello da parte di Olivia e Viola, avendo perso anche lei il fratello, si commuove per la situazione di Olivia. Viola propone di andare al servizio di Orsino, poiché è un uomo buono e giusto, e complotta con il Capitano per farsi presentare a Orsino come eunuco e per nascondere la sua vera identità di donna straniera. Il Capitano accetta di aiutarla e la conduce da Orsino.

Scena 3

Sir Toby, lo zio ubriacone di Olivia, viene redarguito dalla serva di Olivia, Maria, perché fa spesso le ore piccole e ha abitudini sregolate. Maria si scontra anche con uno dei compagni di bevute di Sir Toby, Sir Andrew Aguecheek, un uomo piuttosto sciocco che Sir Toby ha portato come potenziale pretendente di Olivia. Sir Toby nutre un grande affetto per Sir Andrew, ma Maria no: crede che sia un ubriacone e uno sciocco, e che non vada tollerato. Sir Toby tenta di presentare Sir Andrew a Maria e dalla scena scaturiscono una serie di equivoci, giochi di parole e usi diversi delle parole. Maria esce e Sir Toby e Sir Andrew continuano a bisticciare, con risultati divertenti. Infine, decidono di iniziare a bere.

Scena 4

Viola si è ora travestita da ragazzo, Cesario, ed è entrata al servizio del conte Orsino. Valentino osserva che Orsino e Cesario sono diventati intimi in poco tempo; infatti, Orsino gli ha già confidato il suo grande amore per Olivia. Orsino chiede a Viola di recarsi da Olivia e di esporre il suo caso alla dama e lui egli ritiene che Cesario, essendo più giovane e più eloquente degli altri suoi messaggeri, avrà successo. Cesario dice che obbedirà, anche se confessa, in un a parte, di provare già amore per Orsino e che preferirebbe essere sua moglie piuttosto che cercare di corteggiare Olivia per lui.

Scena 5

In questa scena appare Feste per la prima volta: a differenza di Sir Toby e Sir Andrew, che fanno giochi di parole sminuendosi i discorsi a vicenda, Feste è più perspicace e veloce, e si lancia in una divertente discussione con l’altrettanto brillante Maria. Entra Olivia, con i suoi servitori, ed è un po’ scontenta e brusca con Feste, che le dice dice che è una sciocca a piangere il fratello, se sa che è in cielo. Cesario arriva a casa di Olivia, dove viene accolta dopo una lunga attesa e dopo essere stata esaminata sia da Sir Toby, sia da Malvolio. Ottiene il permesso di incontrare Olivia e quando quest’ultima scopre che è un messaggero per conto di Orsino, lo scoraggia nel suo intento di corteggiarla per il Conte. Cesario tenta di rendere appetibile Orsino, anche se Olivia la contrasta con osservazioni sfuggenti e spiritose. In questa scena Olivia inizia a mostrare interesse per Cesario, senza sapere che si tratta di una donna, e continua a insistere sul fatto che non può amare Orsino. Alla fine Cesario viene allontanato e Olivia fa in modo che Malvolio lo insegua con un anello e l’invito a tornare il giorno dopo.

Analisi

L’azione dell’opera si svolge nella mitica terra dell’Illiria, il cui nome deriva da un’antica zona della costa adriatica, di fronte all’Italia. In epoca romana, l’Illiria era patria di un gran numero di pirati che saccheggiavano le navi romane mentre all’epoca di Shakespeare era un gruppo di città-stato sotto il controllo di Venezia. L’Illiria dell’opera, così come Shakespeare la rappresenta, può essere geograficamente legata alle regioni mediterranee attraverso il suo nome, ma gli abitanti dell’Illiria, in particolare Olivia, sono molto inglesi nel modo in cui sono organizzate le loro case e nei loro usi e comportamenti. Tuttavia, la comprensione dell’opera non dipende dalla sua relazione con una particolare area geografica e la terra dell’Illiria è un miscuglio di cultura inglese, romanticismo e magia.

A volte si ritiene che l’opera abbia un’ambientazione italiana o mediterranea, almeno per i nomi italiani usati per alcuni dei personaggi: Orsino era il nome degli importanti duchi di Bracciano, che presiedevano una zona della Toscana, e anche nomi come Curio, Valentino, Viola, Maria e Antonio sono di origine italiana.

Orsino apre la commedia con un discorso che inizia con “se la musica è l’alimento dell’amore, seguitate a suonare”; il “se” e la particolare dizione della battuta fanno sembrare l’affermazione un’allusione a un proverbio familiare, anche se non si conosce un proverbio corrispondente. La prima parte del discorso è una relazione metaforica tra musica e amore; Orsino mette in relazione la musica con il cibo e l’eccesso di musica con la sovralimentazione, auspicando che l’ascolto di troppa musica uccida il suo desiderio d’amore.

All’inizio Orsino ascolta una musica a lui gradita e la paragona a una “dolce brezza” che raccoglie il profumo dei fiori. Contrappone poi l’amore, che ruba il valore delle cose, al mare, che le trasforma. Continua la sua correlazione metaforica dell’amore con l’appetito: descrive l’amore come “vivo e fresco”, come qualcosa che prende più di quanto sia in grado di ingerire. “Così multiforme si presenta amore, da esser, lui solo, il trionfo della fantasia”: così continua Orsino, dicendo che tutto ciò che l’amore inghiotte sono frutto della sua capacità di immaginazione.

Orsino riporta più volte la conversazione al tema dell’amore e quando il suo servitore, Curio, gli chiede se vuole andare a caccia di un cervo, Orsino risponde parlando del suo cuore, creando un gioco di parole piuttosto arguto che, nella versione originale, sfrutta l’omofonia tra le parole hart, cioè “cervo”, e heart, cioè “cuore”. La conversazione prosegue con Orsino che mette il tema della caccia in relazione alla sua condizione di innamorato: in particolare, allude al racconto di Ovidio su Atteone, che per aver visto la dea Diana nuda fu punito con la trasformazione in cervo e poi attaccato dai suoi stessi cani. Orsino allude di nuovo a Ovidio quando fa riferimento alla “freccia d’oro“ di Cupido che colpirà Olivia e la farà innamorare, perché, secondo Ovidio, Cupido provocò l’amore con una freccia che era lucida, acuminata e d’oro.

Il linguaggio a cui Orsino fa ricorso in questa prima scena è artificioso, ma indica anche una capacità di provare sentimenti forti e una grande vitalità. Anche se Orsino si strugge per amore, i suoi sentimenti sono molto pressanti e l’immagine di lui che viene dilaniato dai segugi esprime il forte impatto che i suoi sentimenti hanno su di lui, mentre la sua perseveranza nel corteggiare Olivia significa che non è capriccioso nei suoi desideri. Orsino non è Romeo: non è spinto a compiere azioni affrettate o a prendere decisioni avventate e non è soggetto al tipo di infatuazione istantanea che colpisce Romeo. Queste qualità fanno sì che Viola e Orsino si avvicinino e si manifestano nelle sue prove d’amore e di amicizia verso di lei.

La risposta di Olivia alla supplica di Orsino contiene l’unico uso conosciuto della parola “cloistress”, secondo l’Oxford English Dictionary. La parola può essere approssimativamente tradotta come equivalente a “monaca”, ma è più raffinata a causa del suo tono formale e della sua rarità. Nella sua risposta si trova anche il paragone delle lacrime con la salamoia: e come la salamoia si usa per “condire” o conservare i cibi, le sue lacrime, per associazione metaforica, conserveranno la memoria del fratello.

Orsino ricorda il momento in cui si è innamorato di Olivia dicendo che pensava che lei “purificasse l’aria da ogni miasmo”, facendo allusione alla credenza elisabettiana che le malattie fossero causate dall’aria cattiva. Ricorda anche le credenze popolari elisabettiane quando parla del “fegato, cervello e cuore” di Olivia, che si pensava fossero rispettivamente le sedi della passione, del giudizio e del sentimento e i tre centri di potere all’interno del corpo.

Nella seconda scena Viola continua la serie di allusioni mitologiche iniziata nella prima. Nel suo dolore, dice che suo fratello è “nell’Eliso” e lei è in “Illiria”: l’assonanza di questi nomi aiuta a sottolineare il contrasto tra i due luoghi. Ma Viola si sforza di sperare che il fratello non sia morto: nella versione in inglese, sia Viola che il Capitano usano la parola “perchance” attribuendole però due significati diversi: Viola dice che suo fratello “potrebbe non essere annegato“ (“perchance he is not drown’d”) e il Capitano risponde “è stato un caso se vi siete salvata” (“It is perchance that you yourself were sav’d”). Per rallegrare Viola, il Capitano evoca l’immagine del fratello “come Arione in groppa al delfino“: Arione è un’altra figura dell’opera di Ovidio, un musicista che fu salvato dall’annegamento grazie a un delfino lo portò a riva.

La situazione parallela di Viola e Olivia che piangono un fratello morto di recente è significativa perché crea un legame di compassione, almeno dal punto di vista di Viola. Viola esprime il suo desiderio di servire Olivia dopo aver sentito della sua perdita e la compassione di Viola influenza le sue interazioni successive con Olivia, con Viola che si dimostra particolarmente sensibile e premurosa nei suoi confronti.

In questa scena, Viola mostra la sua natura ottimista e gentile: pur temendo di aver perso il fratello per sempre, spera che sia ancora vivo e fa del suo meglio per non soccombere al dolore. Il suo tono non è così densamente poetico o pieno di immagini stravaganti come quello di Orsino; le sue parole sono più semplici e dirette, e dimostrano non solo il dolore, ma anche la sua sensibilità. Sebbene non conosca il Capitano, presume che abbia un carattere “nobile e aperto” dalla loro limitata interazione e dalle sue offerte di aiutarla e presume il meglio di lui, anziché il peggio, sebbene ammetta, anche mentre esprime il suo giudizio, che le apparenze possono ingannare.

Viola sceglie di presentarsi a Orsino nei panni di un eunuco, cosicché la sua voce acuta non appaia strana e possa sembrare meno minacciosa per lui. Gli eunuchi erano uomini che venivano castrati da giovani, di solito per preservare la loro voce acuta, ed erano relativamente comuni fino al XVIII secolo, quando la procedura cadde in disuso in Europa. Si tratta di una pratica eseguita soprattutto in luoghi come l’Italia e la Turchia, mentre era meno comune in Inghilterra e nell’Europa settentrionale.

La terza scena è caratterizzata da battibecchi, giochi di parole e fraintendimenti letterali. Sir Toby e Sir Andrew sembrano non riuscire a capirsi, e nemmeno a capire cosa voglia dire Maria; la confusione inizia quando Sir Toby tenta di presentare Sir Andrew a Maria. Sir Andrew tende a usare parole inadeguate: per esempio, nella versione originale, si rivolge a Maria chiamandola “bisbetica”, che è un vero e proprio paradosso: pensa che l’affermazione sia gentile, ma “bisbetica” si riferisce a una donna irascibile, che certo non si addice a Maria. Sir Toby dice a Sir Andrew di corteggiare Maria e usa il verbo “abbordare“: Sir Andrew chiede cosa significhi, e Sir Toby capisce invece che voglia sapere chi sia Maria; quindi Sir Andrew intuisce, sbagliando, che Maria si chiami Maria Abbordaggio e quindi Sir Toby si ritrova costretto a spiegare il significato che intendeva lui, cioè “affrontatela, attraccatela, corteggiatela, assalitela”. Anche se Sir Andrew non è certo l’uomo più perspicace del mondo, capisce che Maria li considera entrambi stupidi: “credete forse di aver a che fare con due rimbambiti?” chiede lui, e Maria risponde “Guardate che vi tengo per mano”, confessando la sua bassa stima nei loro confronti. Sir Andrew non ne ha a male e le porge la mano affinché la stringa.

Sir Toby e Sir Andrew si scambiano diverse battute e Sir Andrew non capisce quando Maria gli suggerisce di portare la sua mano all’osteria, a bere, perché asciutta (in inglese, la parola “dry” assume diversi significati, tra cui “asciutto”, “assetato” o “sessualmente impotente”). Successivamente, Sir Andrew nomina la parola “tongues“, cioè “lingue“, che però Sir Toby confonde con la parola “tongs”, cioè “bigodini”, per via della simile pronuncia e di nuovo si verifica un fraintendimento che sposta la conversazione sui capelli di Sir Andrew. Poi sfruttano i diversi significati della parola “caper”, che può indicare la mossa finale di un ballo, un tipo di condimento e anche un’avventura. Sir Andrew e Sir Toby sono sicuramente due elementi comici dell’opera, e le loro disavventure, che iniziano proprio in questa scena, si dimostrano davvero divertenti.

Se c’è una caratteristica che Sir Toby e sua nipote Olivia hanno in comune, è il loro grande orgoglio. Sir Toby riconosce la sua fierezza in uno scambio di battute con Maria: non vuole apparire più grande di quanto non sia in realtà ed è contrario a qualsiasi tipo di falsa esibizione. Dice che anche Olivia ha la sua stessa fierezza e per questo rifiuta di sposarsi o legarsi a persone di rango superiore, come Orsino. A differenza di Malvolio, che cerca di dare un’immagine di maggiore levatura, Olivia e Sir Toby vogliono essere considerati esattamente per ciò che sono e sono fieri e orgogliosi della loro posizione.

Un altro punto dubbio dell’opera è il tempo: all’inizio della quarta scena Valentino afferma che Cesario è al servizio di Orsino da soli tre giorni; tuttavia, alla fine dell’opera, si dice che sono trascorsi tre mesi. Le durate menzionate sono probabilmente inattendibili, perché i tre giorni potrebbero benissimo essere un’esagerazione per sottolineare il rapido legame che si è creato tra Orsino e Cesario, così come i tre mesi potrebbero essere un espediente per evidenziare come le cose siano cambiate nel tempo trascorso.

Lo stesso Orsino parla di come lui e Cesario siano diventati intimi: “Ti ho dischiuso il libro dei miei sentimenti più segreti”, dice, usando la metafora del libro aperto, ricorrente nelle opere di Shakespeare per rappresentare comunicazioni molto personali. Da questo, e dal modo in cui Orsino parla al suo paggio, attirandolo in disparte per parlargli in confidenza, si evince quanto siano diventati intimi e quanta fiducia Orsino riponga già in lui.

Inconsapevolmente, Orsino afferma la verità sul travestimento di Viola: dice a Cesario che “la tua piccola voce, pura e squillante com’è, rivaleggia con quella di una ragazza”. L’affermazione è carica di ironia drammatica, poiché Orsino ha espresso la verità su Cesario senza saperlo, mentre il pubblico è a conoscenza sia della vera identità di Viola, sia della buona intuizione di Orsino.

Il linguaggio della quinta scena è meno denso di elementi letterari rispetto alle scene precedenti, sia per il temperamento di Olivia e degli altri personaggi coinvolti, sia per l’attenzione di Olivia a far emergere la pura verità dalle persone. Olivia ha la capacità di abbinare rapidamente un’affermazione spiritosa a una risposta altrettanto spiritosa gioca con facilità con la falsa logica di Feste su “un affogato, a un buffone e a un pazzo furioso” e offre una rapida controreplica alla battuta di Viola sulla veridicità della bellezza di Olivia. Non è così coinvolta nei giochi di parole come Feste o Maria, preferisce non cavillare su fatti meno significativi; questo si vede perfettamente nella sua conversazione con Cesario, in cui Olivia preferisce affrontare gli aspetti più importanti della situazione, e diffondere al meglio le argomentazioni di Cesario.

Feste, quando affronta Olivia, si esprime con un tono fintamente religioso: parla per proverbi, come “Dio dia saggezza a chi ce l’ha già: chi invece è folle, metta a frutto il suo talento”. Si rivolge a Olivia chiamandola semplicemente “madonna” (nella versione in inglese, mentre in quella italiana si trova “signora”), dice che la “catechizzerà” e assume una logica da chierico nel tentativo di dimostrare che Olivia è una stolta. Questa tendenza di Feste a giocare a fare il finto sacerdote prefigura il suo successivo tentativo di prendere in giro Malvolio, sotto le spoglie di un chierico.

Anche in un momento così precoce dell’opera, il carattere di Malvolio emerge chiaramente grazie alla perspicacia di Olivia: “ma allora siete ammalato di amor proprio”, gli dice, dopo una sua breve apparizione. Olivia nota anche la sua propensione a prendere “i pallini da uccelletto” per “palle da cannone”, un’accusa che in seguito si rivelerà vera. Sebbene la vanità, l’arroganza e le qualità auto ingannevoli di Malvolio non siano messe in chiaro in questo atto, Olivia le individua e il suo giudizio su di lui si rivela corretto.

Inoltre, Olivia mostra la sua predilezione per Cesario per la prima volta in questa scena: quando interroga Cesario, Olivia gli chiede informazioni sulla sua famiglia, forse per vedere se il giovane paggio è di un rango abbastanza elevato da essere preso in considerazione per il matrimonio. Quando Cesario se ne va, Olivia osserva l’aspetto del giovane e dichiara la sua preferenza per lui rispetto a Orsino; tuttavia, Olivia non è una che si butta a capofitto nei rapporti, e si chiede se “è mai possibile che il morbo attecchisca così in fretta”. Per le ultime battute pronunciate in questa scena, Olivia ricorre addirittura alla rima, elaborando due distici sulla sua nuova inclinazione per Cesario. In precedenza, in questo stesso atto, la rima e il verso erano stati usati principalmente dall’innamorato Orsino; forse questo improvviso passaggio dalla prosa al verso in rima vuole dimostrare che la poesia nasce dall’amore e che l’eloquenza in versi è sintomo di innamoramento.

Un tema importante della commedia, sviluppato per la prima volta in questo atto, riguarda il modo in cui Olivia e Orsino sono cambiati grazie al rapporto con Viola e come la semplicità e la schiettezza di quest’ultima li aiuti a liberarsi dei loro manierismi e anche del loro linguaggio artefatto. Prima di incontrare Cesario, Orsino parla in modo poetico ma un po’ artificioso del suo amore per Olivia mentre dopo l’incontro con Cesario, va dritto al punto, rivelandogli la portata del suo affetto e i suoi piani per corteggiarla. Nel primo incontro di Olivia e Cesario, le sue esibizioni di lutto, in un certo senso giuste, vengono abbandonate, poiché Olivia deve usare la sua arguzia e il suo linguaggio semplice per dialogare direttamente con Cesario. Viola non è un’aristocratica formale e raffinata come Olivia e Orsino e, attraverso il contatto con lei, entrambi diventano più diretti dal punto di vista emotivo e più onesti con sé stessi e con lei, lasciando da parte le loro manifestazioni di formalità.