Sogno di una notte di mezza estate

Sogno di una notte di mezza estate Guida allo studio

Sogno di una notte di mezza estate viene menzionato per la prima volta da Francis Meres nel 1598, portando molti studiosi a datare l'opera tra il 1594 e il 1596. Du probabilmente scritta nello stesso periodo della composizione di Romeo e Giulietta e, in effetti, esistono molte somiglianze tra le due opere, tanto che Sogno di una notte di mezza estate sembra a volte destinato a sfociare nello stesso tragico epilogo che caratterizza il dramma dei due amanti veronesi.

L'opera fu stampata per la prima volta in-quarto* nel 1600, dopo la sua iscrizione nel Stationers' Register** l'8 ottobre 1600. Questo in-quarto è quasi sicuramente tratto direttamente da un manoscritto originale dell'autore, mentre un secondo in-quarto fu stampato nel 1619 (e falsamente retrodatato al 1600); in quest'ultimo si tentò di correggere alcuni degli errori della prima stampa, ma se ne introdussero anche di nuovi. È il secondo in-quarto che servì come base per il Primo Folio nel 1623.

Esiste un mito secondo cui Sogno di una notte di mezza estate sarebbe stato rappresentato per la prima volta davanti a pubblico privato a seguito di un matrimonio: infatti, i tre sposalizi raccontati nella vicenda e la “commedia nella commedia” intitolata Piramo e Tisbi sembrerebbero certamente adattarsi all'evento, con tutti gli sposi che alla fine si ritirano nelle rispettive camere. Tuttavia, non esiste alcuna prova certa di questa diceria. Piuttosto, Sogno di una notte di mezza estate fu sicuramente rappresentato sul palcoscenico londinese dai Lord Chamberlain's Men e il frontespizio del primo in-quarto indica che fu scritto da William Shakespeare.

Il titolo si ispira all'avvenimento del solstizio d'estate, per la precisione alla vigilia della cosiddetta "mezza estate", che cade il 23 giugno, segnato da feste e racconti di fate e follia estemporanea. Shakespeare intreccia abilmente non solo fate e amanti, ma anche gerarchie sociali, con l'aristocratico Teseo, e la "bassa manovalanza", ovvero gli artigiani e gli operai. Ciò consente all'opera di acquisire un carattere infinitamente più lirico, poiché è in grado di attingere sia al linguaggio più elementare delle classi inferiori sia a quello più aulico dei nobili.

Una delle innovazioni più interessanti introdotte da Shakespeare è la figura delle piccole fate gentili. Si pensa che Robin Goodfellow, lo spirito conosciuto come Puck, un tempo fosse temuto dagli abitanti dei villaggi. La storia insegna infatti che prima dell'epoca elisabettiana, le fate erano considerate spiriti maligni che rubavano i bambini e li sacrificavano: Shakespeare, insieme ad altri scrittori della sua epoca, ridefinì queste figure trasformandole in spiriti gentili anche se dispettosi.

L'atto finale dell'opera, del tutto voluttuario rispetto al resto della trama, mette in luce un timore ancestrale del teatro elisabettiano, ovvero quello della censura. Nel corso dello spettacolo gli artigiani, che desiderano rappresentare Piramo e Tisbi, cercano di manipolare la trama e di rassicurare il pubblico dicendo che ciò che è stato messo in scena non è altro che finzione e per questo non devono temere le azioni che si svolgono. Ciò culmina nel finale vero e proprio, in cui Puck suggerisce che se la commedia non è piaciuta, andrebbe allora considerata semplicemente un sogno.

Una delle caratteristiche più notevoli di Sogno di una notte di mezza estate è che alla fine il pubblico non può dire con certezza se abbia assistito a qualcosa di reale o se si risvegli dopo aver condiviso un sogno con gli altri spettatori. Naturalmente è proprio questo che Shakespeare intende chiarire e cioè che il teatro non vuole essere altro se non un sogno condiviso. Da qui la continua interruzione di quel sogno con le figure di Piramo e Tisbi, che servono a evidenziare l'aspetto artificioso del teatro. Bottom e la sua compagnia offrono quindi non solo Piramo e Tisbi come prodotto dell'immaginazione, ma alla fine, anche l'intera opera.

Il suggerimento di Puck nasconde un richiamo più serio che va oltre al mero aspetto ironico dell'opera. C'è una profonda tensione sessuale di fondo tra i personaggi maschili e femminili, testimoniata dai tentativi di Oberon di umiliare Titania e dalla conquista di Ippolita da parte di Teseo. Questa tensione viene in realtà dissipata lungo lo svolgersi della trama, facendola sembrare meno reale, tuttavia non va ignorato il lato più sotteso dell'opera, né l'eccessiva repentinità con cui gli attori trasferiscono i loro desideri amorosi da una persona all'altra.

* In tipografia, l'in-quarto è un formato di libri, ottenuto piegando due volte un foglio intero prima sul lato minore poi sul lato maggiore. Il fascicolo consta così di otto pagine, ossia quattro facciate, da cui il nome.

** Fu un registro ufficiale compilato tra il XVII e il XVIII secolo dalla Stationers' Company inglese, una corporazione fondata a Londra nel 1403 al fine di difendere gli interessi degli stampatori e cartolai, tuttora attiva.