L'abbazia di Northanger

L'abbazia di Northanger I temi

La cultura del consumismo

Nell’Abbazia di Northanger, molti dei personaggi definiscono loro stessi sulla base della ricchezza materiale: sono ossessionati dall’acquisizione e dal mantenimento degli oggetti materiali. La signora Allen, per esempio, è sempre preoccupata che il suo ultimo abito da sera si strappi. All’arrivo a Bath, Catherine e Isabella trascorrono parte delle loro giornate passeggiando per la città, ammirando le vetrine, e la giovane Thorpe compara di continuo i suoi abiti con quelli delle altre donne. Tuttavia, è il generale Tilney a dimostrarsi il personaggio più materialista di tutto il romanzo. L’uomo ha dedicato la sua vita a surclassare i suoi ricchi pari per quanto riguarda la dimensione, l’ampiezza e la ricchezza della sua tenuta. All’arrivo all’abbazia di Northanger, a Catherine è continuamente chiesto di paragonare e giudicare gli averi del generale Tilney rispetto a quelli del signor Allen. L’uomo sollecita l’elogio di Catherine come misura del suo successo. Il generale Tilney rappresenta il perfetto consumatore e valuta gli altri in base alle loro ricchezze. Lo scritto di Jane Austen sembra implicitamente criticare questi atteggiamenti, ma bisogna osservare che l’autrice, come ha illustrato in particolare nei suoi romanzi più celebri, si rivela più umanista che satirica. Questo per dire che il suo senso dell’umorismo è sempre gentile, intriso di vero affetto per i suoi personaggi e le loro debolezze. Coloro che popolano le pagine di L’abbazia di Northanger potranno anche esaltarsi per le proprietà in eccesso, ma lo fanno con buone intenzioni.

L’immaginazione e la realtà

L’immaginazione di Catherine è modellata sulla sua esperienza di lettura dei romanzi gotici di Ann Radcliffe. All’arrivo all‘abbazia di Northanger, Catherine si sente desolata non appena realizza che l’ideale di casa che ha immaginato (un‘antica dimora per suore, con tutte le sue caratteristiche originali lasciate intatte) non coincide con la realtà che le appare: un edificio rinnovato e moderno. Alimentata dalle sue fantasie, Catherine si aspetta di imbattersi negli stessi spaventosi oggetti di cui ha letto, pugnali insanguinati e sudari spettrali, nascosti in posti segreti della tenuta. Anche quando si imbatte solo in oggetti banali (come per esempio un copriletto) al posto delle loro controparti immaginate, Catherine si rifiuta di rinunciare alla sua visione della misteriosa storia di Northanger fino a che la realtà non si intromette sotto forma dell’ammonimento di Henry. Con questo tipo di narrazione, Jane Austen propone al lettore una sorta di metacritica della finzione e della sospensione del dubbio che essa richiede: solo allontanandosi da una tale finzione Catherine può davvero crescere. L’autrice esplora l’idea con leggerezza, anche spingendosi in là, fino a sfruttare tropi che qualcuno potrebbe associare a opere che risultano “metaletterarie” in maniera più deliberata, come verrà osservato più avanti in questa sezione.

Il matrimonio e il corteggiamento

Le questioni matrimoniali e il corteggiamento abbondano in L’abbazia di Northanger. Nel corso di tutto il romanzo, Austen sottolinea il valore economico delle nozze: nel Diciottesimo secolo in Inghilterra i patrimoni venivano costruiti tramite alleanze familiari.

Le strategie di Isabella ruotano attorno al desiderio di trovare un marito ricco e la giovane ricorre a diverse tecniche per assicurarsi di non passare inosservata: ciò si nota sia quando flirta apertamente con James sia quando finge di ignorare le attenzioni del capitano Tilney dopo essersi fidanzata. John prova a corteggiare Catherine, le chiede la mano attraverso sua sorella e diffonde selvaggiamente informazioni esagerate riguardo la ricchezza di lei così da rafforzare la sua reputazione a Bath. Per fortuna, Catherine fa di tutto per rifiutarlo. Il rapporto della giovane protagonista con Henry, proprietario terriero e uomo ricco, procede a rilento: i due si corteggiano in modo graduale e l’amoreggiamento si basa sul mutuo rispetto e la reciproca stima. Anche Miss Tilney, alla fine del romanzo, va in sposa a un nobiluomo ricco e giovane. Attraverso questi continui riferimenti alla ricchezza del potenziale sposo, si intuisce il perché il generale Tilney si dimostri così attento ai matrimoni dei figli. È poi significativo notare come Henry e la sorella non credano al fatto che il capitano Tilney si sia fidanzato con Isabella, in quanto la giovane è povera e senza dote.

Lettori e lettura

Le lettere e i romanzi abbondano nel ritratto che Jane Austen fa della vita sociale inglese. Catherine riceve le notizie più importanti principalmente attraverso lettere, sia quando James le annuncia la fine del suo fidanzamento sia quando Isabella le racconta che il capitano Tilney ha lasciato Bath. In un paese in rapido ammodernamento, le lettere sono ancora la forma primaria di comunicazione e i personaggi attendono con impazienza che la diligenza postale arrivi (come quando, all’inizio del romanzo, Isabella aspetta che James le scriva per comunicarle l’approvazione del padre rispetto alla loro unione).

Dall’altro lato, i romanzi forniscono ai personaggi dell’Abbazia di Northanger la possibilità di evadere in altri mondi, nei quali accadono quotidianamente episodi melodrammatici. A una giovane donna come Catherine la lettura permette di accedere a un conflitto drammatico che manca nella sua vita, almeno fino a che non arriva a Northanger.

Su un piano più astratto, Austen scrive diverse digressioni in cui, rivolgendosi direttamente al lettore, richiama la sua attenzione sulle qualità romanzesche dell’opera: l’autrice vuole far sapere al lettore che sta leggendo un lavoro artistico, le cui caratteristiche sono in larga parte derivate dalle convenzioni ereditate da altri libri. Per esempio, fin dall’inizio del romanzo la scrittrice comunica al lettore che egli è destinato a comparare Catherine con le eroine di precedenti opere. L’autrice mette direttamente alla prova i cliché del genere emergente per rafforzare la sua voce di scrittrice.

Possedimenti e tenute

Nel romanzo L’abbazia di Northanger, le tenute riflettono il carattere dei loro proprietari. Fullerton, la casa di Catherine, è un luogo modesto e affollato, in cui i ritmi della vita familiare predominano: l’influenza dei signori Morland può essere avvertita anche nei suoi industriosi dintorni.

Al contrario, l’abbazia di Northanger è un maniero appariscente le cui ampie camere sono piene di arredi e di impianti di riscaldamento all’avanguardia. La personalità del generale Tilney si respira nelle principali stanze dell’edificio: le ampie dimensioni e la disposizione meticolosa sono segni visibili del suo atteggiamento di consapevolezza sociale. Catherine non si sente mai a casa a Northanger, a parte quando il generale non c’è.

Dall’altro lato, Catherine apprezza subito Woodston, la casa parrocchiale di Henry. La maggior parte delle camere è ammobiliata con gusto, nonostante una delle stanze più importanti, il salotto, sia ancora vuoto, elemento che attira l’attenzione sul fatto che Henry è scapolo. Catherine prova un vero piacere nel vedere i campi dalla finestra del salotto e questo fa sì che quest’ultimo diventi la sua stanza preferita. Anche se ancora non lo sa, Woodston è la sua futura dimora e la giovane avrà occasione di decorare il salotto in accordo con il suo gusto, che sta via via crescendo.

Etichette sociali

Jane Austen esamina le regole della società inglese nel corso di tutto il romanzo mettendo in scena ripetute violazioni di una condotta discreta e del comportamento educato. A Bath, Isabella e James danzano più di due volte nella stessa sera e Isabella è preoccupata che gli altri pensino che il loro comportamento sia scandaloso. Catherine agisce probabilmente in modo maleducato quando rifiuta il giro in carrozza con John, Isabella e James, minando così le loro aspettative che la giovane si comporterà sempre in maniera cortese e gradevole. Tuttavia, John compromette l’onestà di Catherine riportando falsamente ai Tilney che lei non può fare la passeggiata che aveva in programma con loro e la giovane Morland si arrabbia perché lui l’ha fatta apparire sbadata e disattenta.

Alla fine del romanzo, il generale Tilney viola invece il codice di ospitalità quando caccia Catherine da Northanger senza una comunicazione appropriata. In questo punto Jane Austen agisce, come sempre, da osservatrice dei costumi e la precisione del suo linguaggio offre al lettore moderno uno sguardo accattivante su com’era la vita a quel tempo. Ciò che però appare forse più importante, rispetto alla sua utilità come capsula del tempo, è l’universalità fondamentale delle sue osservazioni: le persone possono anche non vivere più con gli stessi codici dei suoi personaggi, ma possono condividerne il medesimo nervosismo, gli stessi inutili litigi, i medesimi errori quotidiani e gli stessi sogni romantici.

Il romanzo gotico

Nel corso della storia Catherine è innamorata e poi disillusa dai romanzi gotici di Ann Radcliffe. All’inizio, la giovane protagonista di L’abbazia di Northanger è bramosa di assorbire tutto ciò che ha letto o sentito riguardo I misteri di Udolpho. È possibile leggere diversi suoi farneticamenti riguardo al romanzo in molteplici scene durante il suo soggiorno a Bath.

Nel viaggio in carrozza verso l’abbazia di Northanger, la storia di Henry assorbe similmente la sua attenzione. Per certi aspetti, la rivisitazione di Henry del racconto gotico dell’orrore è accresciuta dal modo in cui Jane Austen racconta l’indagine di Catherine sulle circostanze che si trovano dietro la morte della signora Tilney.

Prendendo in prestito i dettagli di trama di diversi romanzi, Catherine tenta di interpretare il carattere del generale per renderlo conforme al profilo del cattivo malvagio e misterioso, personaggio comune del romanzo gotico. Catherine arriva perfino a credere che l’uomo abbia tenuto sua moglie chiusa in una stanza segreta per tutti quegli anni e che abbia simulato il decesso della signora Tilney con i suoi figli. La descrizione di Jane Austen della fantasia troppo zelante di Catherine è chiaramente una parodia di molte delle convenzioni del genere gotico, che spaziano da una vittima donna che ha sofferto a lungo all’occultamento di una storia di famiglia in stanze nascoste o bauli chiusi a chiave.