L'importanza di chiamarsi Ernesto

L'importanza di chiamarsi Ernesto Riassunto e analisi di - Atto II, Scena I

Riassunto

Nel giardino della casa di campagna di Jack, Miss Prism e Cecily parlano della seriosità del padrone della tenuta: Miss Prism sostiene che sia dovuta all’ansia che gli provoca suo fratello. Arriva il dottor Chasuble e lui e Miss Prism vanno a fare una passeggiata. Merriman, il maggiordomo, annuncia l’arrivo di Ernest Worthing e Cecily, eccitata all’idea di conoscere il fratello di Jack, dice a Merriman di accompagnarlo da lei. Entra Algernon, che finge di essere Ernest, e inizia a parlare con Cecily della sua cattiva reputazione. Quando scopre che Jack tornerà il lunedì pomeriggio, comunica che dovrà andarsene lunedì mattina. Cecily gli rivela anche che lo zio ha deciso di mandare Ernest in Australia. Lui ci prova con Cecily e insieme entrano in casa.

Tornano Miss Prism e Chasuble e lei lo esorta a sposarsi con una donna matura. In quel momento Jack arriva in giardino, vestito di nero: spiega a Miss Prism di essere tornato prima del previsto e giustifica il suo abbigliamento dicendo che suo fratello è morto la notte prima a Parigi. Chasuble suggerisce di parlarne nel suo sermone della domenica successiva e Jack acconsente. Arriva Cecily e quando lei gli dice che suo fratello è nella sala da pranzo, Jack dice di non avere un fratello. A quel punto lei gli intima di non rinnegarlo e corre a prendere Algernon.

Jack si rifiuta di stringere la mano ad Algernon, ma Cecily dice che “Ernest” le ha parlato del suo amico, Bunbury, e spiega che chiunque si occupi di una persona invalida deve essere buona, in fondo. Data la pressione della nipote, Jack gli stringe la mano e a quel punto tutti vanno via con l’eccezione di Algernon e Jack. Arriva Merriman e comunica loro di aver sistemato Ernest nella stanza accanto a quella di Jack, ma quest’ultimo dice di far preparare un calesse perché Ernest deve tornare in città. Merriman se ne va e Jack dice ad Algernon che deve andarsene, ma lui esprime interesse per Cecily.

Analisi

Cecily comunica esplicitamente ad Algernon il tema principale dell’opera: “Spero che non abbia condotto una doppia vita, fingendo di essere perverso, ed essendo invece buono per tutto questo tempo. Sarebbe pura e semplice ipocrisia”. Ovviamente Wilde nutre interesse principalmente verso coloro che fingono di essere buoni e sono in realtà cattivi: sostiene infatti che tutti nella società vittoriana indossino una sorta di maschera perché così come lui lo fa con il suo orientamento sessuale, altri si impegnano in svariati giochi di inganno non meno ipocriti. Anche coloro che appaiono puri, come Gwendolen e Cecily, sono attratti dal contorno presumibilmente “cattivo” e disdicevole di Jack e Algernon, senza interessarsi minimamente per chi siano davvero.

In questa scena la trama s’infittisce: Jack ha bisogno di liberarsi del finto “Ernest” prima di essere battezzato quella stessa sera. Il fatto che i nomi giochino un ruolo così importante nell’opera è un’altra manifestazione del tema della maschera sociale: il nome è soltanto un’etichetta, i bambini non possono scegliere il proprio nome, che è invece una decisione totalmente a carico della famiglia. Allo stesso modo, l’ignaro bambino eredita anche i soldi della sua famiglia ed è destinato sin dalla nascita a essere un principe o un povero. Similarmente, le persone sono costrette a rispettare le aspettative, le etichette, imposte dalla società: per esempio, Cecily deve imparare a comportarsi come una signorina, proprio come Lady Bracknell impone ad altri di rispettare le convenzioni della società vittoriana. È esattamente a queste costrizioni sociali che Algernon si ribella, perché non sopporta che altri lo etichettino e quindi si crea un personaggio pubblico “problematico” attraverso Bunbury.

Come prima, è possibile vedere che i personaggi trattano temi solenni con noncuranza. La morte di “Ernest” (Algernon) e la sua incredibile resurrezione viene a malapena considerata, ma tutti si ossessionano riguardo problemi di piccola portata. Wilde stesso ha descritto l’opera come un esempio della filosofia del “trattare tutte le cose banali della vita con serietà, e tutte le cose serie della vita con sincera e studiata banalità”. Originariamente, il sottotitolo dell’opera era “Commedia frivola per gente seria” e Wilde aveva istruito i suoi attori, prima del debutto, a pronunciare le proprie battute con grande sincerità. Il tono serio-comico della sincerità non serve soltanto a mantenere le risate nei momenti in cui i personaggi banalizzano o solennizzano il solenne e il banale rispettivamente, ma sviluppa anche uno dei temi che Wilde aveva più a cuore: nonostante tutti credano profondamente di condurre una vita onesta, potrebbero in realtà trasgredire alle convenzioni sociali proprio come fa Algernon.

Inoltre, questa scena inizia a suggerire che Miss Prism voglia sposare Chasuble. Questi rappresentano un contrappunto più razionale ai rapporti avventati delle giovani coppie. Sebbene Miss Prism derida molti degli effetti del matrimonio, sembra che Chasuble le interessi davvero; condividono un forte interesse per lo studio e lei non è interessata a lui perché presumibilmente “cattivo”. Miss Prism suggerisce poi una soluzione ai problemi di tanti matrimoni: bisognerebbe sposarsi solo una volta ottenuto un certo livello di maturità.